Siracusa-Due anni senza Paolo Munafò. 2 anni da quell’incidente in pieno centro abitato a Siracusa, che stravolse la vita di una felice famiglia che viveva a Belvedere.
“Erano le 14.30 quando mi hai salutato l’ultima volta”, ricorda su Facebook la madre del ragazzo, allora 19enne, morto, dopo due giorni di agonia, a causa dei traumi subiti nello scontro tra lo scooter che conduceva e un’utilitaria. Due anni di vuoti, di sogni infranti, di urla silenziose e di un dolore, che man mano si è liberato dalla rabbia, per diventare energia positiva
. “Sembra assurdo- spiega Mariella, madre di Paolo- ma ognuno di noi manifesta la propria sofferenza in maniera diversa. Io l’ho trasformata in amore da diffondere agli altri ragazzi. Mio figlio amava la vita e io, che sono sopravvissuta alla sua morte, ho il dovere morale di prendermi cura dei suoi coetanei, anche perfetti estranei, perché devo e voglio trasmettere gioia”.
“Paolo era gioioso, vitale, propositivo- dice Mariella- e queste sue virtù, queste sue caratteristiche, spero di riuscire ad alimentarle, attraverso i suoi amici, nei conoscenti, nei ragazzi che incontro per strada e nei cui occhi leggo un messaggio che il mio tesoro vuole inviarmi”.
“Giorni fa – racconta Mariella, al popolo del web- io e mio marito eravamo seduti in un bar, avvolti da quella malinconia che spesso ed inevitabilmente ci colpisce. All’improvviso, è arrivata una famiglia con due bambini piccoli, che tra un gioco e un altro mangiavano un gelato, e siamo stati colti dalla nostalgia, pensando ai nostri figli in tenera età. Ho chiesto ai genitori i nomi dei bimbi e mi hanno detto che il piccolo si chiama Kishara che significa “profumo”, mentre il bambino più grande si chiama “Sadew” e sta per “paradiso”. Poco dopo è arrivata un’altra bella bambina di nome “Egle”, che significa splendente”. Solo allora ho capito che Paolo mi stava dicendo qualcosa, l’anagramma “Profumo di paradiso splendente”…Nulla accade forse per caso”.
Sono segnali che solo un genitore che non può più abbracciare la propria creatura può captare. Ci sono fili sottili, invisibili, misteriosi, che uniscono dimensioni parallele e spingono chi è rimasto ad andare avanti, nel ricordo, nonostante le lacrime e i momenti di sconforto.