Siracusa-Due anni di un dolore che dilania l’anima. Ventiquattro mesi di “non vita” per tutta la famiglia Formosa, di mille perché che frullano in testa, senza una risposta che riesca a lenire la sofferenza, la peggiore che si possa patire.
Giorni e ore “inutili”, contrassegnati da sorrisi soffocati, da sguardi disorientati, alla vana ricerca di quella luce che si è spenta, alle 15.30 del 22 aprile del 2017, quando gli occhi di Renzo, quegli occhi pieni di voglia e del diritto di vivere e di esplorare il mondo, si sono chiusi… per sempre.
Il tempo scorre ma l’assenza di Renzo per i suoi genitori, Giulio e Lucia, per il fratello minore Danilo, per i parenti e per gli amici, e un po’ per tutta la comunità siracusana che si è stretta attorno a questa famiglia distrutta, è una ferita profondissima e aperta, che brucia e non riuscirà a sanarla nemmeno quella giustizia che si aspettano trionfi in tribunale, se verranno riconosciute le responsabilità dell’investitore di quel ragazzino generoso, dalla lingua sciolta e il buonumore contagioso.
Quel ragazzino, Renzo, che per la sua spontaneità era facile amare e che sapeva amare, tanto che la nonna e lo zio paterni, Giuseppina e Alfredo, hanno voluto ricordarlo apponendo una simbolica gigantografia in quel luogo in cui l’adolescente ha trovato la morte, in via Bartolomeo Cannizzo, diventato ormai un altare addobbato con fiori freschi e peluche, che gridano : “Ci manchi”.
E manca, insieme al respiro, alla mamma Lucia, che sopravvive di ricordi, che va avanti solo perché spinta dall’amore per l’altro figlio, ma che trascorre le sue giornate con gli occhi fissi sulla lapide di Renzo, che non vuole lasciare mai solo, recandosi al cimitero ogni giorno, nel tentativo di sentire quel profumo che inebriava le sue giornate e sentendo, come più volte ribadito, solo quel tanfo di “morte”, che non l’abbandona e come la più crudele delle condanne l’asfissia, inducendola a gridare giustizia.
Renzo vive nel cuore di chi l’ha amato, ma non è più e non sarà mai più come prima. “Non è vita- dice- la mamma Lucia. Non ci sono feste, non ci importa del bel tempo, del maltempo, del futuro, so solo che nessuno mi restituirà quel meraviglioso passato, fatto di normalità, in cui tornavo a casa e mi perdevo negli abbracci di mio figlio… Non è giusto!”.
Mascia Quadarella