Siracusa- La tragedia di Genova ha riacceso i riflettori, ma anche le paure, sulla tenuta statica dei viadotti siciliani. Alle porte di Siracusa qualche anno fa si è temuto per la compromissione strutturale del viadotto della Targia, che costituisce la via di fuga a nord della città, nonché l’attraversamento che collega il capoluogo aretuseo alle zone commerciale e industriale. Una infrastruttura strategica che andava da tempo abbattuta e ricostruita, ma di cui, in assenza di fondi e con solerzia preventiva l’amministrazione Garozzo, dopo il pressing di diversi consiglieri d’allora, ne interdisse al transito la parte iniziale, costruendo velocemente, rispetto ai tempi pubblici, una bretella alternativa che oggi si estende ai piedi del costone roccioso.
D’allora la soluzione “tampone” è rimasta quella permanente e il punto sulla situazione di eventuali finanziamenti regionali l’ha fatta questa mattina, in un comunicato con una lunga cronistoria, l’ex deputato regionale Vincenzo Vinciullo.
“Nel 2007 – ricorda l’ex parlamentare siciliano- quando ero assessore alla Protezione Civile e alla Ricostruzione del Comune di Siracusa, l’amministrazione comunale presentò alla Regione una richiesta di finanziamento per consolidare e mettere in sicurezza il viadotto che dal viale Scala Greca porta in contrada Targia, in quanto mostrava segni di possibili e futuri cedimenti”.
“Già il 18 marzo del 2011 – ricorda- avevo presentato l’interrogazione parlamentare n.1738 in cui avevo sollevato il problema relativo al mancato finanziamento della via di fuga dalla zona industriale verso la città di Siracusa, che non era stata inserita nella programmazione predisposta dall’allora Governo Lombardo, per quanto riguardava tutte le vie di fuga della Regione siciliana.Dopo la mia interrogazione, il Governo Lombardo ritirò la programmazione che, di fatto, escludeva solo ed esclusivamente la provincia di Siracusa, ma non si predispose una alternativa”.
“Nel 2013 – continua nella sua informativa- il Comune di Siracusa, di concerto con la Prefettura e la Protezione Civile regionale, visto che le condizioni del viadotto erano peggiorate, aveva deciso di chiudere al transito una parte del ponte, creando numerose difficoltà al traffico e, di fatto, paralizzando l’entrata della città.Per questo motivo, l’8 gennaio 2014 era stato approvato all’Ars un mio ordine del giorno con il quale il governo regionale era “impegnato” da parte dell’Assemblea Regionale Siciliana a “finanziare i lavori per il consolidamento e la messa in sicurezza del viadotto di viale Scala Greca, così come da progetto redatto dal Dipartimento regionale della Protezione Civile – Sezione di Siracusa”.
A questo ordine del giorno era seguito un aspro confronto in Aula fra me il Presidente della Regione, in seguito all’incidente verificatosi presso l’ERG Sud.
In quell’occasione, erano state fatto assicurazioni, mai mantenute, di un inserimento dell’opera nella rimodulazione di fondi che, nel frattempo, erano stati trovati per finanziare le vie di fuga.
Il 27 febbraio vi era stato un mio intervento in aula in cui contestavo il fatto che il finanziamento del viadotto, anziché essere inserito nell’elenco A delle priorità immediate, era stato inserito nell’elenco B, cioè in quello dei progetti finanziati nel caso in cui fossero avanzate risorse dagli altri lavori, cosa che difficilmente poteva accadere.
Fra scontri in aula, errori del Comune nel presentare il progetto, in quanto era stato indicato come via di fuga dalla città e non, come doveva essere correttamente, come via di fuga dalla zona industriale e commerciale di contrada Spalla verso Siracusa, che poi era la motivazione che veniva utilizzata per non finanziare l’opera, si giunse, anche in questo caso, a togliere la titolarità dell’opera al Comune di Siracusa che venne assegnata, come dicevo, al Dipartimento regionale della Protezione Civile, che ebbe a predisporre il progetto di abbattimento e ricostruzione del ponte.
Nel frattempo, il Comune di Siracusa cercava di trovare una soluzione tampone, realizzando l’attuale bretella, che è in grado di svolgere funzioni ordinarie ma, in caso di emergenza, non può rispondere alle necessità di chi scapperà dalla zona industriale e commerciale per rifugiarsi in città, perché queste da questi due luoghi si può fuggire solo verso Siracusa e non verso le bocche delle industrie”.
“Ho continuato a seguire – sottolinea Vinciullo-con la dovuta attenzione, questo problema, fin quando, da parte dello Stato, si è evidenziata la volontà di assegnare alla Regione Siciliana circa 7 miliardi per le infrastrutture e, quindi, anche per le vie di fuga”.
“Di conseguenza – prosegue- dopo una lunga programmazione, alla fine, per quanto riguarda la provincia di Siracusa, vennero finanziate 2 vie di fuga: il collegamento fra la Strada Statale 124 “Palazzolo Acreide – Noto” la cosiddetta “circonvallazione di Palazzolo” e quella per la riqualificazione e il consolidamento strutturale del viadotto di accesso al lato nord della città di Siracusa – tratto comunale della ex Strada Statale 114 Siracusa – Catania per 5.735.000,00 euro.Ora, mentre l’opera destinata a Palazzolo è stata già finanziata da tempo e il Comune Ibleo, da tempo, si è adoperato per la gara e l’aggiudicazione dei lavori, per quanto riguarda il viadotto di viale Scala Greca, nulla è stato fatto”.
“E perché – si chiede- nulla è stato fatto? Al solito, per l’inerzia e l’ignavia dell’amministrazione Italia/Garozzo che, nel predisporre la realizzazione della bretella di collegamento, non si è coordinato con la Protezione Civile regionale e, di conseguenza, i due progetti confliggono fra di loro, cioè il progetto attuato dall’amministrazione comunale di Siracusa passa sugli stessi luoghi dove dovrebbe essere realizzato e ristrutturato il nuovo cavalcavia”.
“Di conseguenza – prosegue Vinciullo – non avendo immaginato la realizzazione ex novo del viadotto e non avendo l’amministrazione aretusea coordinato il proprio progetto con quello, già esistente, della Protezione Civile regionale, oggi, per poter realizzare il nuovo progetto, bisognerebbe abbattere quello già realizzato dall’amministrazione comunale”.
“Una storia di ordinaria follia amministrativa –accusa Vinciullo- che solo con una Giunta di sprovveduti poteva essere immaginata.Un percorso, ora, irto di ostacoli, che vedrà sicuramente il Dipartimento regionale della Protezione Civile essere costretto a rinunciare al finanziamento.Un cadeau di quasi 6 milioni per le altre province siciliane”.
“Sicuramente – ipotizza Vinciullo- ad approfittarne sarà la vicina Catania, che avrà certamente già 3 o 4 progetti pronti, ma, nel frattempo, l’amministrazione comunale di Siracusa sta a guardare, la deputazione regionale fa finta che il problema non esiste, le categorie produttive e i sindacati non alzano la voce, perché la provincia e, soprattutto, la città capoluogo è sprofondata in un sonno profondo dal quale non si vuole assolutamente svegliare”
“Ma il sonno della ragione –conclude aforismando l’ex deputato- come in questi casi, genera solo mostri! Ci sveglieremo il giorno in cui qualche disgrazia si abbatterà sulla città di Siracusa. “Allora – pronostica Vinciullo- ci stracceremo le vesti con lamenti, grida e pianti tipici del teatro greco, a cui siamo abituati da secoli, alzeremo le braccia nude verso il cielo, incolpando gli Dei di non avere pensato alla nostra città, alle nostre famiglie e al nostro futuro.
Ma noi – si domanda Vinciullo- che ci siamo a fare?
La risposta dei cittadini appare scontata: “Questo dovreste dircelo voi…, chi più chi meno, che rappresentate la classe dirigente, di ieri e di oggi”.
Mascia Quadarella