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Siracusa non lega con Salvini. Fischi e insulti al vicepremier, flebili applausi

Siracusa- Il fronte d’opposizione al leader leghista, Matteo Salvini, in questa rovente domenica d’agosto, si è fatto vedere e sentire, dopo Catania, anche a Siracusa.
Dal primo pomeriggio il comitato di “non accoglienza” al ministro dell’Interno ha “assediato” Ortigia, intonando come preludio al contestatissimo comizio una corale e “nostalgica” “Bella ciao”.

Siracusa “resistente”, uno degli hashtag che rimbalzava sui social, a commento delle dirette dell’evento.
Abbondanti fischi e tanti insulti hanno preceduto, accompagnato e concluso il discorso del vicepremier, giunto sul palco con una mezz’oretta abbondante di ritardo, rispetto all’orario previsto dal programma.
Qualcuno, fino alla fine, avrebbe sperato nella rinuncia al suo intervento. Altri lo attendevano con entusiasmo.
Invece no, il vicepremier non ha disertato l’appuntamento. Camicia bianca, jeans, volto abbronzato e provato dalla calura, che ha reso asfissiante la permanenza al largo XXV Luglio, Salvini,  reduce della infuocata contestazione etnea, è salito sul palco, allestito in prossimità del Tempio d’Apollo, lanciando bacini alla platea dei suoi sostenitori, costituita da qualche centinaio di persone, comunque una netta minoranza rispetto ad una piazza (e zone limitrofe) di contestatori, che si sono fatti portavoce di una “Sicilia un tempo disprezzata e offesa”, ma che oggi il leader leghista mette al pari con il resto d’Italia, con il Nord,  in questo suo tour elettorale, aggiungendo al suo slogan “Prima gli italiani”, l’estensione “Prima i siciliani e poi il resto del mondo”.
Non demorde, non arretra, dunque, Salvini.

Convinto affronta i suoi “nemici ” politici. Cerca di stemperare i toni, tentando la battuta di spirito, anche se il refrain “scemo, scemo” fa da sottofondo al suo tentativo di continuare a parlare.
Mentre qualcuno lo invita a tornarsene “a casa” e mostra un cartellone “Porti aperti”, Salvini risponde: “Siamo in democrazia, ognuno a casa sua può ospitare chi vuole, con i propri soldi, non con quelli degli italiani”. Aggiunge di voler garantire ospitalità a donne e bambini che scappano dalla guerra, poi, non manca di ricordare le speculazioni che si sono fatte nella gestione dell’accoglienza degli immigrati in Italia e non sotto questo governo, oggi in piena crisi.
Prima del suo arrivo, preventivamente, una barriera di poliziotti in tenuta antisommossa ha sorvegliato l’area, contribuendo a mantenere le distanze tra manifestanti e sostenitori, evitando così pacificamente l’insorgere di problemi di ordine pubblico, che alla fine non ci sono stati, nonostante il fermento.
Proprio alle forze dell’Ordine Salvini, dopo il selfie di rito con cui ha immortalato la sua presenza in città, ha rivolto un pensiero: “Mi dispiace che ci siano poliziotti oggi qui impegnati a tenere a bada dei figli di papà che hanno voglia di far casino”, e poi ha espresso la volontà di rimpinguare gli organici dei vari corpi dediti alla sicurezza del Paese.
La folla continua a fischiare. Quando Salvini parla di volontà di ridurre le tasse, di Renzi, dei Cinque stelle, e degli attaccamenti di diversi politici alla poltrona, rimarcando di non temere il ritorno alle urne, qualche “bravo” e un flebile applauso si fanno sentire.
A fine serata, tuttavia, Salvini, potrà dire di averci provato a riconciliarsi, almeno politicamente, con i Siciliani, magari non sortendo il feed back sperato.
Lo ha fatto, osando, con quella manciata di sfacciataggine e la grande convinzione nei propri ideali che gli consentono di andare avanti. Ha dovuto, però, constatare che Siracusa con lui non Lega molto e che le “magliette rosse”, stavolta, hanno avuto la meglio sul “capitano” della formazione in verde.

Mascia Quadarella

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Giornalista