Siracusa – Archiviata con successo, ieri sera, al Teatro greco di Siracusa, l’11° edizione di Agòn. Si tratta della rassegna promossa e organizzata dal Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights (ISISC), dalla Fondazione Inda, dall’associazione Amici dell’Inda e dall’Ordine degli Avvocati di Siracusa, che attinge dal dramma classico e arriva alla simulazione processuale, su temi “intramontabili” come le opere greche.
Mettendo assieme la rappresentazione teatrale con le dinamiche processuali, Agòn quest’anno ha fatto riflettere il pubblico sull’ esistenza della “guerra giusta”, mettendo in scena, davanti a circa 2 mila spettatori, il processo a Polinice (interpretato dall’attore Gianmaria Martini), accusato del crimine internazionale di aggressione per aver programmato l’attacco alla città di Tebe con lo scopo di obbligare il fratello Eteocle a riconoscergli la carica di re, in virtù di un patto di alternanza stipulato con formula sacramentale.
Ad aprire la serata sono stati: Ezechia Paolo Reale, segretario generale del Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights; il commissario straordinario della Fondazione Inda, Pier Francesco Pinelli; il presidente dell’Ordine degli avvocati, Francesco Favi e il presidente dell’associazione “Amici dell’Inda“, Giuseppe Piccione.
L’evento di ieri sera è stato dedicato alla memoria dell’avvocato Ettore Randazzo. A ritirare un premio in sua memoria Elisabetta Guidi, moglie del penalista recentemente scomparso. A ricordare l’umanità, la forza e la passione per la sua professione anche Vincenzo Militello, ordinario dell’Università di Palermo, ideatore con Randazzo di Agòn nel lontano 2006.
Il tribunale teatrale ha visto il giornalista di Rai3 Sicilia, Nino Amante, in qualità di giudice. I rappresentanti dell’accusa e della difesa, rispettivamente Eugenio Albamonte, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati e l’avvocato Valerio Spigarelli, hanno chiamato a testimoniare gli attori Isa Danieli (Giocasta), Guido Caprino (Eteocle) e Anna della Rosa (Antigone). Al termine di un appassionante dibattito, il magistrato Michele Consiglio ha invitato il pubblico, attraverso cartellino, a giudicare Polinice.
A larghissima maggioranza il pubblico si è espresso a favore dell’assoluzione dell’imputato, giudizio che però è stato ribaltato dalla sentenza emanata dal “giudice”, Nino Amante, il quale ha condannato Polinice, reo di aver scatenato una guerra sanguinosa contro la sua stessa città, culminata peraltro con la sua stessa morte e del fratello Eteocle.