Sicilia- Alcuni infermieri trasferiti in altre unità operative della stessa struttura ospedaliera, la Arnas Garibaldi, perché le pazienti di Ginecologia preferirebbero essere assistite da professioniste donne, per sentirsi più a loro agio durante alcune fasi della degenza, come il post-partum.
Sarebbe questa la sintesi di un provvedimento preso dai vertici di una struttura nosocomiale catanese a cui si oppone fermamente il coordinamento siciliano della Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d’infanzia(Ipasvi), che bolla la vicenda come un caso di “discriminazione di genere”, stavolta declinata, però, al maschile.
“Con il presente documento- scrivono i coordinatori regionali del Collegio Ipasvi- ci troviamo ad esprimerci su ciò che non avremmo mai lontanamente immaginato di dovere commentare, ovvero la più macroscopica delle discriminazioni di genere, mai perpetrate da un istituto di sanità pubblico: l’allontanamento di due scrupolosi, integerrimi e capacissimi infermieri da una Unità operativa ospedaliera, solo perché di sesso maschile. Stupisce davvero l’ipocrisia di chi intende mascherare tale atto sotto le mentite spoglie di uno zelo amministrativo volto a “fornire adeguata risposta assistenziale alle degenti”.
“ Saremmo- scrive il collegio Ipasvi Sicilia- al punto di assecondare le preferenze di alcune presunte degenti violando apertamente, anzi davvero calpestando, ogni diritto connesso alla posizione lavorativa (diritto alla posizione lavorativa, alla crescita professionale, alla mansione, solo per citarne alcuni) di un lavoratore. Ciò, di fatto, significa incrinare il rapporto professionale alla luce della semplice differenza di sesso tra paziente ed operatore sanitario, con esiti devastanti”.
Mascia Quadarella
Fonte: comunicato Ipasvi