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Allarme sociale: 500 studenti dagli 8 ai 12 anni non vanno a scuola

Siracusa – 500 ragazzi, prevalentemente maschi, d’età compresa dagli 8 ai 12 anni, non frequentano regolarmente la scuola dell’obbligo in provincia di Siracusa. A toccare il polso della situazione della dispersione scolastica nel territorio locale sono stati i Carabinieri del Comando provinciale aretuseo, impegnati negli ultimi mesi in controlli mirati negli istituti comprensivi siracusani, per monitorare i livelli del fenomeno e consentire alle istituzioni competenti di contrastarlo con le giuste misure. Gli assenti cronici e ingiustificati sarebbero aumentati nel 2016 e nel primo mese e mezzo del 2017, tanto che i militari dell’Arma, sensibili alla tematica, anche perché i ragazzi privati della possibilità di studiare e costruirsi un futuro, diventano spesso facili leve della criminalità, organizzata o di strada, hanno coinvolto nell’attività di recupero i Servizi sociali dei Comuni interessati. Fondamentale l’apporto dato alla causa dai dirigenti scolastici e i docenti, che dal contatto quotidiano con i loro studenti  riescono a intuirne anche i problemi e segnalare le situazioni di disagio e difficoltà alle autorità competenti. Non consentire ai propri figli o ai minori di cui si è tutori legali di seguire il giusto percorsi di studi costituisce di fronte alla legge un reato, contemplato nell’art 731 del Codice penale. “L’Arma dei Carabinieri – ha commentato il colonnello Luigi Grasso, comandante provinciale dei Carabinieri di Siracusa,  è ed intende rimanere vicina al mondo della scuola e dei giovani, collaborando ad ogni iniziativa in tema di legalità e di impegno sociale. La dispersione scolastica va combattuta in modo convinto, il fenomeno costituisce una piaga dalle conseguenze oltremodo negative sulla sana crescita dei ragazzi e sull’equilibrio della società.” I carabinieri siracusani ribadiscono la loro vicinanza e il loro sostegno alle nuove generazioni, esposte ai pericoli della contemporaneità, dal bullismo al cyber bullismo, dalle violenze consumate negli ambienti familiari  alle negazioni di diritti fondamentali per la loro crescita, come quello all’Istruzione.

Purtroppo, il dato è destinato a crescere, perché molte famiglie in balia della depressione socio-economica non riescono più ad espletare le loro funzioni  di controllo, vigilanza e cura dei loro figli. L’indagine dovrebbe essere punto di partenza per sviluppare Politiche sociali che mettano al centro i bisogni emergenti delle famiglie, lasciate purtroppo sole a gestire problemi su problemi, che le paralizzano e le rendono inefficienti nel loro ruolo pedagogico.

Mascia Quadarella

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Giornalista