Siracusa- Damiano De Simone, presidente della Consulta civica, organizzazione strutturata come un ente pubblico cittadino, e nell’azione parallelo in termini propositivi a quello ufficiale, con tanto di giunta autonoma, si è battuto, fino all’ultimo post, per riconvertire a favore di disoccupati e inoccupati siracusani l’offerta magnanime di formazione e lavoro rivolta, nel bel mezzo del caso Sea Watch 3, dal presidente dell’associazione “Noi albergatori di Siracusa”, Giuseppe Rosano, ai migranti a bordo dell’imbarcazione dell’Ong al largo della costa siracusana.
L’impegno del giovane presidente “civico” era stato persino travisato.
Lo stesso, infatti, più volte aveva dovuto precisare che la sua non voleva essere una iniziativa “discriminatoria”, ben lontana dalla sua etica, piuttosto una controproposta, dettata dalla necessità di estendere la possibilità di inserimento occupazionale anche ai giovani siracusani in cerca di lavoro, essendo l’emergenza dei migranti rientrata.
De Simone, come molti forse non pensavano, oltre a battersi sul campo dei social, spesso minato e arbitrato da giudici poco imparziali, ha trasferito le sue ragioni in un un tavolo di confronto, di cui mediatore è stato lo storico presidente della Confesercenti, Arturo Linguanti, che ha funto da “paciere” tra Rosano e De Simone, prendendo in carico non 47 ma ben 70 curriculum, quelli cioè raccolti dal presidente della Consulta civica, per farli tenere in considerazione ogni qualvolta si presenti una posizione vacante o un’opportunità di formazione professionale.
Un “armistizio” raggiunto grazie all’insistenza di De Simone e alla diplomazia di Arturo Linguanti, che ha ben compreso il messaggio che si voleva veicolare, vale a dire che le “pari opportunità”, tali si configurano quando non escludono nessuno.
Una querelle mediatica, dunque, finita con una stretta di mano simbolica tra i protagonisti della vicenda, che insieme potranno alimentare la speranza e convertire le aspettative dei giovani candidati in assunzioni.