Siracusa- “Welfare territoriale, inclusivo, interventi socio-sanitari concreti, dalla sanità territoriale alla assistenza domiciliare, al reddito da lavoro, alla casa, alla scuola, non assistenzialismo estemporaneo ed elemosine”. Su questi temi si sono incentrati i lavori del Direttivo provinciale dello Spi, i pensionati della Cgil, alla presenza dei segretari confederali provinciali Enzo Vaccaro e Lucia Lombardo e dalla segretaria regionale Roberta Malavasi. I temi sono stati lanciati da Valeria Tranchina, segretario provinciale dello Spi siracusano.
Da questa riunione – in presenza, anche se con il distanziamento interpersonale – dopo un approfondito dibattito che ha ricordato come gli anziani abbiano affrontato i mesi della pandemia e del lockdown, soli, chiusi in casa, senza la vicinanza degli affetti cari, impauriti ma decisi a farcela seppur con l’amarezza – all’inizio della pandemia – nel sentire raccontare quotidianamente la strage dei propri coetanei, si sono richiamati i passaggi ufficiali fatti alle Istituzioni durante la grave emergenza sanitaria e rimarcate le difficoltà e i bisogni degli anziani, pensionati, e famiglie già presenti prima del covid 19 e poi quelli conseguenti allo stesso.
Lo Spi sollecita le amministrazioni comunali ad un utilizzo dei fondi per le politiche sociali mirato a risposte adeguate ai bisogni e a interventi concreti che siano soluzione ai disagi, alla vulnerabilità e per l’inclusione sociale. <<Non serve l’assistenzialismo – dice Valeria Tranchina – non servono solo voucher e pacchi alimentari, serve una programmazione generale e lungimirante che non continui a frammentare in progetti di piccolo respiro, ma prenda in carico la persona con misure concrete. C’è la necessità di un confronto sociale con tutti gli attori del territorio per definire e indirizzare le politiche socio-sanitarie nel loro impianto generale a favore della comunità, a partire dalle fasce più deboli della popolazione.
<<Urge che gli Enti locali, insieme alla azienda sanitaria, ai sindacati, alle figure/enti preposti a rappresentare categorie quali bambini, poveri, disabili, all’associazionismo, alle cooperative sociali, etc , si confrontino a breve su come affrontare l’emergenza socio-economica già evidente oggi e quella più difficile a cui andremo incontro nei prossimi mesi. Non si può non avere presente che le tante aziende appena riaperte stanno già chiudendo, che i settori produttivi hanno ridotto i lavoratori addetti, sia a tempo indeterminato già in cassa integrazione che quelli a tempo determinato a cui non rinnoveranno i contratti, al turismo che non sta ripartendo e che darà lavoro solo per qualche mese, alle tante attività commerciali in grande difficoltà, alle migliaia di persone che hanno vissuto in questi mesi con gli ammortizzatori sociali – cassa integrazione o bonus dell’Inps- insomma, alla ns. economia ferma da mesi e alla situazione di incertezza in cui si sta vivendo.
Siamo consapevoli del difficile contesto socio-economico, ma anche del fatto che la Politica è impegnata su altro, scontri, alleanze politiche e cordate per scalare le prossime elezioni a Roma come nella ns provincia. Per tale ragione, fermi sul pezzo, continuiamo ad accendere i riflettori sulla necessità, per noi fondamentale di un sistema di protezione sociale che presupponga l’aiuto ai più deboli, agli anziani, alle famiglie, a chi non ha reddito perché ha perso il lavoro o perché non aveva già un lavoro, ai giovani, ai disabili, il bisogno e il disagio non guardano in faccia nessuno; la povertà e l’inclusione sociale riguardano oggi più persone rispetto a 6 mesi fa, non si può pensare solo a risposte estemporanee, di assistenzialismo economico, senza trovare soluzioni almeno di media durata. Da qui a breve saremo costretti a fronteggiare un disagio economico a cui non siamo preparati che potrà causare forte tensioni sociali, bisogna fare presto.
Da tempo, ma soprattutto durante la emergenza sanitaria e al suo lockdown, abbiamo sollecitato gli enti locali ad un confronto sulle misure di intervento e sui servizi sociali erogati agli anziani, alle famiglie, a chi era in condizione di bisogno, persino nei momenti più drammatici in cui le persone con patologie e gli anziani erano esposti a rischio, molti di questi erano rimasti senza assistenza domiciliare e la potenzialità di contagio era molto alta specie nelle case di riposo – per la maggior parte non conosciute né dall’Asp né dai Comuni e che lo Spi avendole censite nel 2018 ha consegnato insieme a Fnp e Uilpensionati alle Istituzioni. Da queste Nessuna risposta, nessun confronto.
Ancora una volta i Sindaci non hanno ritenuto dover confrontarsi sul loro operato, decidendo come risposta ai disagi nel momento dell’emergenza di far fronte ad essi con sussidi economici o alimentari, rendendo evidente , però, che senza la Caritas, l’associazionismo e la protezione civile non avrebbe potuto operare e rispondere ai bisogni. Oggi, che siamo alla fase 3, è inconcepibile e ingiustificata questa rigidità da parte dei Sindaci che non si vogliono confrontare con noi e spiegarci in trasparenza con quali progetti usare i tanti fondi europei, nazionali e regionali, pari a decine di milioni di euro che con la rimodulazione dei piani di zona hanno a disposizione, ma anche ai tanti altri fondi del Patto per il Sud e della programmazione 2022-2027 che dovranno essere utilizzati in maniera adeguata e indirizzati verso le situazioni di maggiore emergenza e vulnerabiltà.
Questa emergenza sanitaria ci ha sbattuto in faccia come il nostro Paese Italia sia alle prese con forti e ingiuste diseguaglianze sociali, ne siamo forse temporaneamente usciti e speriamo che lo sia per sempre, ma abbiamo avuto la conferma che le ns battaglie sono giuste. Per questo, insistiamo nel rivendicare un welfare inclusivo, universalistico, in cui ci sia la presa in carico della persona, bambino o anziano che sia, in buona salute o no, partendo dal diritto alla salute, al lavoro, ad una casa, ad una qualità di vita dignitosa, ad una Sanità seria, competente, di prossimità o territoriale con una assistenza socio-sanitaria integrata tra Asp e Comuni e soprattutto pubblica perché è quella che l’Italia si è ritrovata accanto, quella da cui si è fatta salvare, curare, stringere tra le braccia ,quella che si è spesa financo a morirne . Ricordiamo con un pensiero colmo di gratitudine i medici e gli infermieri che non ci sono più tra noi e che fino a prima del Covid-free erano chiamati eroi e a cui un momento dopo non hanno riconosciuto nemmeno il contratto nazionale, così come vogliamo ricordare le migliaia di nonni che non ci sono più, porgendo -anche se con giorni e mesi di ritardo- un saluto e un buon viaggio, promettiamo a loro tutti che non li dimenticheremo, che con impegno maggiore ci batteremo tutti i giorni accanto ai più deboli, agendo affinché la comunità tutta possa avere il diritto all’istruzione, al sistema sanitario, ai diritti sul lavoro, ai diritti di cittadinanza , al diritto di invecchiare con dignità e qualità di vita.
<<Lo Spi sta lavorando molto, sul territorio vogliamo essere insieme a Fnp Cisl e Uil pensionati Siracusa punto di riferimento per pensionati e cittadini , vogliamo le giuste e opportune risposte e se necessario anche attraverso un confronto serrato e le mobilitazioni. Rappresentiamo parte dei destinatari/utenti delle politiche sociali, migliaia di pensionati di questa provincia, e non intendiamo rimanere a guardare senza fare il possibile affinché non si faccia un salto di qualità con una visione più complessiva e generale del Welfare. Per tale ragione proponiamo un welfare territoriale che sia sì protezione e inclusione sociale, ma che crei -nella sua impostazione strutturale -lavoro, sviluppo economico e occupazionale, perché grazie a questo i nostris figli e nipoti non debbano andare più via dalla loro terra, dai loro cari e rimanere lontani>>.