Avola- Comunicare l’immigrazione con consapevolezza ed empatia, senza mai dimenticare che dietro volti resi pressappoco “anonimi” dalla sofferenza, da viaggi estenuanti in mare, dall’orrore vissuto nelle terre d’origine, ci sono uomini e donne e soprattutto bambini, la cui storia ed identità vanno rispettate e tutelate, soprattutto da chi è chiamato ad informare le masse.
E’ stato questo il fil rouge del corso di formazione deontologica,tenuto ieri al teatro Garibaldi di Avola- da Pippo Cascio, giornalista professionista e sociologo; Francesco Pira, docente e ricercatore universitario di sociologia, giornalista e autore di diversi testi e manuali e da Maria Concetta Storaci, assistente sociale- che ha fatto proprio leva sulla necessità di “umanizzare” ancor di più una professione, quella di cronista, oggi spesso disorientata dalla corsa contro il tempo, dall’assillo di like e visualizzazioni, per i quali si sacrificano assiomi etici che distinguono i professionisti dai produttori di fake news o di news “spregiudicate”.
Gli esperti all’unisono hanno concentrato i loro interventi proprio sul dovere di tornare ad una scrittura più rispettosa delle emozioni, “romantica nel racconto,alla Dino Buzzati”, pur attenendosi ai fatti, già crudi e nudi di loro, senza l’aggiunta di additivi controindicati,come il sensazionalismo a tutti i costi o un linguaggio inappropriato,che è il primo pericoloso “etichettatore”, capace di alterare lo status e l’essenza delle persone e la loro percezione da parte di lettori e telespettatori. Le immagini dei video proiettati sono state prevalentemente quelle di sorrisi, di mani bicolore che si incrociano, di abbracci di riconoscenza, frutto del lavoro di tanti volontari e professionisti, ma anche della riconoscenza che queste persone in cerca di speranza sanno esprimere, quando smarcate dai preconcetti e pregiudizi, che li vogliono tutti “sottrattori di sicurezza o serenità economica”. Quello di eri è stato un momento di riflessione, oltre che di formazione, che ha fornito atti di indirizzo prima alle coscienze e poi alle penne che da queste attingeranno i loro contenuti.
Fondamentale anche l’incontro tra i rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti e quello degli Assistenti sociali per la nascita di un protocollo operativo tra le due categorie professionali, tra di loro sinergiche e compensative. “I giornalisti- ha commentato Pippo Cascio, giornalista esperto di sociologia- devono tornare ad essere baluardo, roccaforte dei valori della solidarietà, di un cammino sostenibile, lungo il quale la persona deve stare al centro : da qui l’esigenza di una formazione qualificata, mirata, multidisciplinare. Non si può consentire l’alterazione della percezione del fenomeno dell’immigrazione o ignorare un grido di dolore epocale, che richiede una trattazione rigorosa”.
In linea con questo pensiero anche Francesco Pira, docente dell’Università di Messina: ” Purtroppo la libertà di parola, a cui nessuno premetto vuole porre barriere bensì ridimensionare le esasperazioni, per alcuni si trasforma in libertinaggio, che è cosa ben diversa, ciò che spinge a pubblicare, soltanto in Italia e al giorno, ben 7500 post inneggianti alla violenza, all’odio razziale, spesso proprio traendo spunto dal tema dell’immigrazione”.
“Nel nostro Paese – continua Pira- bisogna riscrivere una pedagogia istituzionale, diffondendo i principi di rispetto delle persone e anche delle istituzioni. Nell’epoca dell’uno vale uno, del tutti contro tutti, purtroppo, si stanno perdendo di vista valori fondanti della nostra storia civica, tra cui in primis quello cattolico-cristiano della solidarietà”.
Stando a Pira appunto nel processo di “rieducazione” alla parola e ai sentimenti un ruolo fondamentale rivestono parole e immagini. Serve, dunque, una narrazione che non rimanga in superficie, che non sia solo d’impatto ma di sostanza e non di apparenza o vantaggio.
Mascia Quadarella