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Inquinamento dell’aria, ecco cosa chiede la gente. Le associazioni ambientaliste siracusane incontreranno il ministro Costa

Siracusa- Le associazioni ambientaliste Legambiente, Italia Nostra e Ente Fauna Siciliana, hanno avviato una petizione sulla piattaforma Change.org con annesso sondaggio per inoltrare istanza di intervento nel quadrilatero industriale del Siracusano da parte del Governo. Gli esiti di tale indagini sono state sintetizzate in uno scheda, che assieme alle firme sarà consegnata lunedì prossimo al ministro dell’Ambiente Sergio Costa in visita nell’isola.

“Nei giorni scorsi – scrivono le associazione proponenti- l’Arpa e l’Asp hanno reso noti, nei loro report, i preoccupanti risultati delle rilevazioni sulla qualità dell’aria nel 2018, che registrano il superamento dei livelli di arsenico a Priolo e, per la prima volta, anche a Siracusa e i dati sull’aggiornamento del Registro Tumori. La dimostrazione che, a scapito del silenzio che negli ultimi anni è calato sul tema, l’inquinamento proveniente dall’area industriale continua a raggiungere livelli allarmanti per la salute dei cittadini e e per il territorio”.

“Per tale motivo- continuano Legambiente, Ente Fauna Siciliana e Italia Nostra- dopo il successo della petizione presentata su Change.org contro l’inquinamento industriale nel quadrilatero Siracusa-Priolo-Melilli-Augusta (leggi qui), avendo riscontrato che la gran parte dei firmatari era siciliana, abbiamo deciso di proporre ad essi un sondaggio di opinione”. 

In particolare abbiamo scelto i firmatari originari della provincia di Siracusa, ponendo nove domande che riguardano le responsabilità dell’inquinamento, le mancanze, le prospettive e gli auspici, ma anche il ruolo della politica e dei soggetti attivi sul territorio. 

“Le risposte – sottolineano- mostrano una tendenza ben precisa, vale a dire l’esigenza di cambiare e di restituire alla popolazione un’area che sia decontaminata e priva di impatti su ambiente, salute e territorio. Ma soprattutto, è emersa una chiara opinione su chi ha sbagliato e su chi deve rimediare a 60 anni di veleni e devastazione nonché sulla necessità di coinvolgere i cittadini nelle scelte che riguardano la loro salute e il loro futuro. Il ricatto occupazionale, quello espresso dalla affermazione “meglio morire di fumo che di fame” dimostra di non attecchire più”. 

“Un quadro molto chiaro- dichiarano- una indicazione precisa sul percorso da compiere, sulle prospettive e sul livello di stanchezza e rabbia di chi non vuol più vedere morti, malformazioni e tragedie umane e ambientali in nome del profitto”. 

“Le associazioni Legambiente, Ente Fauna Siciliana, Italia Nostra – concludono- intendono partire da questo sondaggio che raccoglie le voci e le volontà dei cittadini per sollecitare la ripresa di un dibattito sul presente e sul futuro della zona industriale, obbligando la politica, sia locale che nazionale, ad interrompere il silenzio e l’inerzia e ad ascoltare finalmente la voce che viene dalle popolazioni della zona”.

I risultati del sondaggio degli ambientalisti

Inquinamento e informazione. Sulla corretta informazione il dato non è molto incoraggiante: solo la metà degli interpellati (50,8%) è a conoscenza della tipologia di agenti inquinanti emessi dalle industrie e presenti nel territorio provinciale. Un numero non troppo alto di cittadini "consapevoli" che mostra come permanga un problema di scarsa informazione sul tema delle sostanze nocive presenti nell'area industriale.
  
 Il sistema dei controlli. Riguardo ai controlli sulle emissioni e sui livelli di inquinamento, il 57% è convinto della inadeguatezza di tali controlli, mentre il 20% li ritiene adeguati (il 23% invece non sa). 
 
 Chi sono i colpevoli? Il tema più delicato è quello delle responsabilità. Chi, insieme alle industrie, è responsabile di aver inquinato la provincia al punto da far entrare la zona industriale del quadrilatero nell'elenco dei siti di interesse nazionale per l'elevato livello di inquinamento? Qui, gli interpellati potevano scegliere più risposte. La gran parte di queste (73%) ritiene colpevole governi nazionali e regionali. Più staccati ci sono gli istituti di vigilanza sanitaria e ambientale (Arpa, Asl, ecc.), seguiti a ruota dagli enti locali. 
  
 Dal passato al futuro: come si cambia? Quando agli intervistati viene chiesto come cambiare la situazione, le risposte si fanno più articolate e, nel caso di quelle multiple, sono tante le indicazioni che si traggono. Innanzitutto, il 65,4% chiede di ridurre ed  eliminare le emissioni inquinanti, sfruttando le nuove tecnologie e mappando in modo certo tutti gli agenti inquinanti. Ma essendo un quesito a risposta multipla, le percentuali si somigliano molto e mostrano un certo equilibrio fra le varie risposte. Così, anche la realizzazione di un sistema di controlli efficace assume un elevato consenso (65,1%), seguita subito dopo dalla richiesta di riconvertire gli impianti più inquinanti in altri a impatto zero (64,5%). Leggermente più indietro, ma ugualmente importante, la questione delle bonifiche del suolo, del sottosuolo e delle acque (63,1%).
 
 Interventi specifici. Andando nel dettaglio delle soluzioni specifiche, i cittadini mostrano di avere idee molto nette: al di là delle bonifiche, l'indicazione che emerge a grande maggioranza (62,1%) è lo smantellamento di tutti gli impianti e la riconversione degli stessi in impianti ad energia pulita e in nuove produzioni ecologiche. Mentre appena il 28,4% ritiene che debbano essere smantellate solo le produzioni inquinanti, mantenendo le altre. 
 
 Chi paga? La riconversione, a partire dalle bonifiche, ha dei costi. Abbiamo chiesto agli intervistati su quali soggetti dovrebbe gravare il peso delle spese per il disinquinamento e per il risarcimento delle migliaia di vittime dei veleni della zona industriale. Più della metà degli utenti (51,8%) ha risposto che a pagare devono essere, insieme, Stato e industrie. Per il 31,2% devono pagare solo le industrie che hanno inquinato. Per il 13,4% invece devono essere tutte le industrie dell'area, presenti e passate.
 
 La politica. Alla domanda circa l'attenzione dedicata dalla politica al tema dell'inquinamento nel quadrilatero siracusano, la risposta non ammette dubbi: per l'89,6% degli intervistati la politica locale e nazionale non presta attenzione sufficiente a questo tema. E se successivamente si chiede di indicare quello che i rappresentanti politici dovrebbero fare per restituire il territorio ai cittadini, eliminando le conseguenze su ambiente e salute, l'indicazione è chiarissima. Il 70,6%, infatti, chiede innanzitutto di programmare seriamente e realizzare tutti i progetti di bonifica e di risanamento ambientale. Subito dopo, viene la richiesta di promuovere, politicamente e a livello legislativo, misure a vantaggio di un modello di sviluppo industriale ed energetico sostenibile e alternativo. 
 
 I movimenti ambientalisti. Infine, vista la diffusione in tutto il mondo di movimenti ambientalisti che chiedono di poter partecipare e incidere sulle scelte che riguardano il presente e il futuro dei territori, è stato domandato agli utenti se il coinvolgimento dei cittadini e dei movimenti sia un elemento di cui la politica deve tener conto. La risposta è praticamente plebiscitaria: il 97,5% di Sì, e cioè i cittadini devono essere coinvolti nelle decisioni che riguardano la loro salute.  






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