Siracusa- Come in tutte le vicende che riguardano il territorio e l’ambiente, l’opinione pubblica siracusana si spacca in due fronti opposti, i favorevoli e i contrari, che si esprimono molti ad oltranza, altri per partito preso.
I toni del confronto, spesso, diventano poco costruttivi e fanno trapelare persino “antipatie” tra i protagonisti o potenziali tali delle dinamiche che dalle decisioni “importanti” derivano.
Questo sta accadendo, verosimilmente, anche per l’istituzione, rimandata al momento, del Parco archeologico di Siracusa.
Dopo la presa di posizione dell’assessore comunale alla Cultura Fabio Granata, che nei giorni scorsi caldeggiava l’accelerazione dell’iter per l’istituzione del Parco, addirittura ipotizzando la nomina di un commissario ad acta, ieri ha preso parola, invece, con una visione diversa, Massimo Riili, presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili di Siracusa, che si toglie in uno sfogo senza censure, diversi sassolini dalle scarpe.
“Massimo Riili, presidente di ANCE Siracusa – recita il comunicato stampa- a nome di tutti i costruttori siracusani dice “BASTA!” alla stucchevole pantomima di alcuni (a suo dire ndr), riciclati esponenti politici locali e di qualche ambientalista, lui almeno coerente, che ancora pensano pateticamente a sotterranee intese dei “cementificatori palazzinari”, come ci chiamano loro, con non meglio precisati partiti politici che ostacolano l’istituzione del Parco Archeologico di Siracusa, per favorire la speculazione edilizia.Se non fossero delle sciocchezze clamorose sarebbero ben oltre il limite della diffamazione.
“Come si fa a difendere – dichiara Riili- la legge che avrebbe dovuto salvare il patrimonio archeologico siracusano, nata vecchia ed invecchiata di altri vent’anni senza arrivare a nessun risultato? È accettabile che solo per poter tenere a Siracusa i proventi dello sbigliettamento dei siti si debba mettere in piedi l’ennesimo carrozzone impastato di clientela politica?”
“Ance – precisa Riili- chiede piuttosto una nuova normativa che nel 2019 sappia fare agire dove la vecchia Legge ha clamorosamente fallito, pensando alla tutela senza ingessare il territorio, allontanando ogni anche remota volontà di investire dalle nostre parti. Menomale che Panvini c’è – parafrasa- come dicevano un tempo di Silvio! ”
“Diciamo grazie alla professoressa Panvini – sottolinea il presidente Ance- di aver fermato l’orgia autorizzativa in cui il Consiglio Regionale dei Beni Culturali, di crocettiana memoria, ha sfornato addirittura 20, ripeto venti, parchi archeologici siciliani, lasciando per fortuna a mezza cottura quello di Siracusa, per correggere tutte le sviste della scriteriata e frettolosa decretazione di qualche anno fa dell’allora passeggera assessora siracusana. Speriamo bene!”
“E per sfrondare il campo- continua Riili- da ovvie facili critiche sul pensiero del “cementificatore pazzo” consiglio a tutti di leggere attentamente i preziosi articoli apparsi in questi giorni su alcune testate giornalistiche in cui si definisce un grande bluff questa sceneggiata dei 20 parchi siciliani e consiglia di dimenticare la Legge Granata e pensare a qualcosa di meno farraginoso e utile per gli obiettivi che si prefigge.”
“Sei parchi in tutta Italia e venti solo in Sicilia? mM quando la smetteremo di farci del male, sovrapponendo vincoli a vincoli, parchi a piani regolatori, riserve a SIN, per fare in modo che l’unica risposta ad ogni concreta iniziativa di sviluppo sia NO? O peggio per scoraggiare qualsiasi progetto di promozione del nostro territorio?
Ma si spera davvero per questa strada di intravedere uno sviluppo alternativo alletanto (ingiustamente) vituperate grandi aziende industriali?”
“La perimetrazione del Parco archeologico di Siracusa – dice- è un gran pasticcio, smisurata nell’estensione ideata in un’ottica miope di tutela senza sviluppo, abbracciando contesti urbani edificati da decenni in cui non c’è più traccia di archeologia ed imponendo inutili vincoli, confondendo il parco urbano a verde della Neapolis, quello si da realizzare, con il Parco Archeologico senza archeologia, dimenticando invece parti importanti del territorio come osservato dalla professoressa Panvini e vincolando con furia iconoclastica ed illegittimamente zone B del vigente Piano Regolatore”.
“Sia ben chiaro – conclude Riili- se il parco archeologico dovesse restare il pasticcio attuale i costruttori e i cittadini (che seguono la loro opinione n.d.r) faranno ogni azione possibile per bloccarne le conseguenze nefaste, riproponendo tutti i ricorsi al TAR già presentati che, se pur meritevoli di attenzione, sono rimasti in caldo solo perché il Tribunale Amministrativo ha detto che al momento il Parco è aria fritta, ridandoci appuntamento a dopo l’approvazione, per sospenderne l’efficacia.
Contiamo sulla competenza dell’assessore Tusa che certamente affronterà con la calma dovuta il problema, diffidando delle sirene che predicano bene e razzolano male”.