Siracusa –
E’ Andrea Tranchina, studente siracusano appena maggiorenne, uno dei presunti assassini di Giuseppe Scarso, l’anziano pensionato siracusano deceduto, dopo due mesi e mezzo di agonia, all’Ospedale Cannizzaro di Catania, per le gravi e diffuse ustioni riportate, all’interno della sua abitazione di via Servi di Maria, lo scorso 2 ottobre, quando almeno due giovani, fino a domenica 14 dicembre anonimi, gli avevano dato fuoco, gettandogli del liquido infiammabile. Destinatario di un ulteriore fermo di indiziato delitto per l’omicidio in concorso dell’uomo sarebbe anche un altro giovane del capoluogo aretuseo, che avrebbe agito secondo gli investigatori quella sera insieme all’arrestato , per poi fare perdere le sue tracce, risultando al momento ricercato. “Don Pippo” o “ Zu’ Pippo”, come era chiamato in città la vittima, era un bonaccione, dai riflessi rallentati dall’età e da qualche problema psichico, pronto a guadagnare la sua libertà in sella alla sua bicicletta, l’inseparabile mezzo con cui si muoveva durante gli ultimi anni della sua vita, che sicuramente non doveva concludersi con un finale così atroce, per colpa della spietatezza di giovani privi di valori e umanità. La città si è unita al cordoglio dei familiari dello scomparso, esprimendo solidarietà, in particolare sulle pagine dei social, condannando in massa il gesto vile che nessuno si sente di definire un atto estremo di bullismo finito male, bensì classificando il reato per quello che nei fatti è stato: un omicidio; un crudele omicidio. Questa mattina l’estremo saluto al pensionato è stato dato nella Chiesa della Grottasanta, a due passi dalla sua casa. Quell’umile e dignitosa abitazione, in cui l’anziano non doveva rinunciare alla sua autonomia, teatro a quanto pare già prima del delitto di diversi atti vandalici e soprusi da parte di quella stessa spietata brigata di annoiati maturandi, oggi assassini, dai cui attacchi zu Pippo, incredulo e spaventato, cercava di difendersi come poteva. L’invito della società civile in rete è stato quello di deporre sulla bara di ” zu Pippo” alcune rose rosse, come appello simbolico alla tutela dei più deboli, contro la violenza su persone fragili che andrebbero tutelate e non trucidate “per gioco”. Al funerale, però, non c’era la folla prevista.
Mascia Quadarella