Catania- Mentre rimangono a bordo della nave Diciotti gran parte dei 177 migranti, prevalentemente eritrei, bloccati al porto di Catania, e il ministro fa il pugno di ferro con l’Europa, per indurre gli altri Paesi membri alla condivisione degli “oneri” dell’accoglienza, nel capoluogo etneo gli italiani , i siciliani in particolare, hanno manifestato la loro solidarietà, che esula da ogni trattato e spartizione di doveri segue i principi di umanità assoluti, dettati dal cuore.
Sono diversi, infatti, i rappresentanti delle istituzioni, anche della provincia di Siracusa, nonché i volontari di diverse associazioni locali, che si sono recati in prossimità della banchina in cui l’imbarcazione è ancorata per richiedere la “liberazione” immediata dei migranti, ormai stremati. Tra le varie associazioni che si oppongono alle decisioni del ministro anche l’Arci nazionale che, attraverso l’azione dei propri legali, gli avvocati siracusani Corrado Giuliano e Daniel Amato, assistiti dalla dottoressa Raissi Silvi Marchini, ha presentato, questa mattina, al Tribunale Civile di Catania un ricorso d’urgenza, ai sensi dell’ex art. 700 del Codice di Procedura Civile (lunedì prossimo sarà presentato ricorso anche al TAR di Catania), perché il giudice delegato dal presidente del tribunale, dottoressa Cristiana Cosentino, ordini l’immediato sbarco dei migranti detenuti a bordo della nave Diciotti, la loro presa in carico da parte dei servizi sociali del Comune di Catania, nonché l’avvio del procedimento di riconoscimento dello status di rifugiato in favore dei migranti sulla base di quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra del 1951. “Convenzione – ricorda lo studio legale incaricato del caso- che definisce con chiarezza la condizione di rifugiato applicabile a “chiunque nel giustificato timore d’essere perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato…”.
Secondo il collegio difensivo dell’ARCI il trattenimento prolungato a bordo della nave Diciotti di 177 migranti costituirebbe una grave violazione dei diritti fondamentali riconosciuti sia dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (artt. 3 e 5) che dalla Costituzione Italiana (artt. 13 e 24).
Dal 15 agosto scorso, i migranti, soccorsi dalla nave Diciotti al largo di Lampedusa, si trovano infatti a bordo dell’imbarcazione privati di fatto della libertà personale, in condizioni di salute precarie, senza la possibilità di esercitare il diritto di informazione e il fondamentale diritto di difesa, e senza poter avanzare la richiesta di protezione internazionale.
L’iniziativa giudiziaria dell’Arci sarà seguita anche dal Centro documentazione Pio La Torre di Palermo, mentre nel ricorso interverrà ad adiuvandum l’associazione siciliana Officina delle idee.
Mascia Quadarella