Siracusa- Il Consiglio comunale ha bocciato, nel corso della seduta di ieri sera, la proposta di Piano economico e il relativo Piano tariffario del tassa sui rifiuti (Tari) per il 2019. Un voto espresso a larga maggioranza, con 20 no, 5 astensioni e 2 favorevoli, giunto al termine di tre ore mezza di confronto che ha visto intervenire quasi tutti i consiglieri presenti.
L’effetto di questo voto comporta che per l’anno in corso il costo del servizio resta lo stesso del 2018, 26 milioni circa, e dunque l’Amministrazione adesso dovrà decidere se effettuare o meno le modifiche al servizio che aveva programmato. Se sì, le risorse, 1,7 milioni circa, dovranno essere trovare all’interno della disponibilità finanziaria e senza aumentare l’imposta pagata dai contribuenti.
Quello sulla Tari è stato l’unico provvedimento approvato dei tre contenuti nella convocazione della presidente Moena Scala.
La proposta sulla Tasi è stata dichiarata non trattabile perché, come rilevato da Salvatore Castagnino, Ezechia Reale, Michele Mangiafico, Cetty Vinci, Alessandro Di Mauro e Ferdinando Messina, era incompleto di alcune parti e tra queste il parere dei revisori legali; la modifica del regolamento della tassa di soggiorno invece è stata rinviata a data da destinarsi (con 19 sì e 6 astensioni) per consentire che arrivino gli emendamenti presentati dalla commissione consiliare.
In apertura di seduta, tra gli interventi preliminari: il presidente Scala ha rinnovato al consigliere Reale la solidarietà, a nome dell’Aula, per il subito danneggiamento dell’auto privata; Carlo Gradenigo ha chiesto un cenno di adesione del Consiglio all’evento L’ora della Terra del Wwf contro i danni all’ambiente; Castagnino, a nome del suo gruppo, ha condannato gli atti vandalici commessi due giorni fa al cimitero, definiti un “oltraggio alla memoria dei defunti”.
Il provvedimento sulla Tari, poi bocciato, prevedeva un aumento dei costi del servizio rifiuti di 1,7 milioni da distribuire su circa 45 mila utenze. Tale proposta di incremento- ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Pierpaolo Coppa- giungeva dopo una riduzione negli anni di circa 4 milioni e una taglio del canone versato al gestore di circa il 13 per cento rispetto la precedente. Tale aumento- ha aggiunto- doveva servire a coprire i costi per l’estensione del servizio di raccolta porta a porta nelle contrade extraurbane e il completamento a Tiche, Acradina e Grottasanta; per fronteggiare il peso di un’evasione del tributo che si attesta intorno al 40 per cento; per la svalutazione del credito vantato; e per affrontare i controlli più stringenti effettuati in discarica sulla qualità dei rifiuti che, se non rispondono ai criteri della differenziata, vengono conferiti come indifferenziati e a costi più alti.
Contro questa impostazione, l’opposizione è stata compatta nel ritenere che un aumento della Tari era improponibile a fronte di una scadente qualità del servizio, che lascia la città sporca, e una gestione incapace di raggiungere i livelli di differenziata previsti dalle leggi. Tutto ciò, hanno detto, a fronte di una tassazione che è già tra le più alte d’Italia, applicata senza che vi siano certezze neppure sul numero delle utenze e che sconta un’evasione quantificata in 70 milioni di euro (il cui recupero non arriva al 2 per cento) alla quale si aggiunge un alto numero di verbali della Municipale non riscossi dal Comune e che tolgono risorse all’Ente. Altra questione sollevata è stata quella della capitolato d’oneri dalla gara ponte di sei mesi considerato troppo esoso. Su questa impostazione si sono trovati i consiglieri Castagnino, Vinci, Reale, Mauro Basile, Roberto Trigilio, Federica Barbagallo, Silvia Russoniello, Gaetano Favara, Fabio Alota, Antonino Trimarchi e Ferdinando Messina.
Sempre da posizione contraria, da Mangiafico è stata tentata una mediazione attraverso la presentazione di un emendamento che intendeva mantenere inalterato il costo del servizio trasferendo alcune voci di spesa, come quelle che riguardano il supporto dell’Ufficio tributi, della Polizia municipale e del servizio Informatizzazione, su capitoli per il Personale; inoltre, intervenendo sui crediti da esigere e tagliando la spesa precauzionale sullo smaltimento. La proposta, sostenuta anche da Chiara Ficara, tuttavia è stata ritirata perché non ha trovato il parere favorevole del ragioniere generale, Giorgio Giannì, per il quale l’unica strada percorribile era la rimodulazione delle tariffe affinché l’aumento non gravasse in modo generalizzato.
Su posizioni diverse si sono trovati i consiglieri di maggioranza. Per Gradenigo la soluzione è nell’educare la gente a differenziare i rifiuti in modo corretto perché con le premialità previste ogni famiglia può abbattere in modo considerevole il costo della Tari. Salvatore Costantino Muccio ha fatto un appello al dialogo partendo dalla proposta del ragioniere generale; per Laura Spataro un amministratore aumenta le tasse solo se c’è un’esigenza specifica; per Rita Gentile, il compito dei consiglieri comunali non è di assecondare il malessere della gente ma di spiegare le ragioni che stanno dietro scelte impopolari ma necessarie.
Dai banchi della Giunta, il sindaco, Francesco Italia, ha respinto la lettura secondo la quale la Tari è in continuo aumento e il servizio è peggiorato. In realtà, ha detto il costo annuo è passato dal 2014 al 2018 dal 32,7 milioni a 26 e la differenziata, che ha riconosciuto essere ancora insufficiente, dal 2 al 28 per cento.
L’assessore al Bilancio, Nicola Lo Iacono, invece, ha toccato il tema dell’evasione che, ha affermato, essere figlia di cattive gestioni del passato, richiamando anche il Consiglio al dovere di avanzare proposte in materia. Dal 2004 al 2014, ha detto, l’evasione dei tributi ha toccato la cifra di 400 milioni di euro. Per combatterla il Comune è capofila di un progetto della fondazione Ifel dell’Anci che risale a chi non paga incrociando le informazioni di 50 banche dati.
Chiuso il dibattito, il presidente Scala ha messo ai voti la proposta.