Siracusa- “Se la nostra è una voce scomoda, siamo fieri di farla sentire in una città addormentata come quella di Siracusa. Delle cose che non vanno, tante, forse troppe, nella zona industriale del territorio provinciale, non ci si deve accorgere soltanto quando un pubblico ministero dispone la chiusura di un azienda che non si attiene alle leggi, o quando ci scappa il morto”.
In sintesi, è stato questo il contenuto dell’accorato appello lanciato al megafono, e indirizzato al Prefetto e alle istituzioni locali di Siracusa, sotto la pioggia battente di questo pomeriggio, in piazza Archimede, dai rappresentanti del “Movimento aretuseo per il lavoro, la sicurezza e le bonifiche”.
Una vertenza, perennemente alimentata e da tempo aperta, dunque, quella che il Comitato vuole discutere attorno al tavolo prefettizio, poiché – a dire degli stessi manifestanti, molti dei quali addetti ai lavori, quindi con esperienza personale e quotidiana – nel petrolchimico siracusano diverse cose, tra l’altro fondamentali, non vanno, e troppo spesso si preferisce far finta di non vederle, a scapito dell’incolumità dei lavoratori e delle popolazioni residenti nelle vicinanze degli stabilimenti.
Pochi giorni fa, purtroppo, nella zona industriale un operaio si è sentito male, perdendo poco dopo la vita, sul posto di lavoro. Prendendo spunto dal caso, per una riflessione condivisa e finalizzata ad azioni future, i manifestanti hanno anche messo in dubbio l’efficacia dei sistemi di sicurezza e dei soccorsi predisposti dalle aziende.
Quell’operaio, poco più che 50 enne, forse quel prezioso e raro posto di lavoro magari lo difendeva con i denti, mettendosi a dura prova per la paura di perderlo.
Timore – denunciano i rappresentanti del Movimento- che nutrono molte “tute blu”, ma anche gli impiegati, assunti nell’indotto industriale siracusano, in continua sfida con la precarietà galoppante, che fa perdere tutele e il coraggio di rivendicare diritti essenziali, come quelli della sicurezza e del rispetto dell’ambiente.
Diversi sarebbero, secondo i racconti degli stessi lavoratori, i padri di famiglia “costretti” a prestazioni logoranti, soprattutto sotto l’aspetto emotivo, per lo spauracchio di essere i prossimi in lista ad essere lasciati a casa ed essere immessi nella giungla della disoccupazione, dalla quale oggi difficilmente si riesce ad uscire “indenni” e ricominciare.
I rappresentanti del Comitato, sostenuti anche da alcuni membri del gruppo Stop Veleni di Augusta e da altre associazioni ambientaliste, sebbene in pochi presenti al sit-in a causa del maltempo, nel loro intervento, a cielo aperto, si sono soffermati anche a discutere dell’aspetto ecologico legato alle industrie, alle loro emissioni ed omissioni.
Il gruppo compatto e motivato ha ribadito al rappresentante del governo territoriale l’esigenza di un incontro per discutere delle problematiche oggi anticipate.
Mascia Quadarella
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