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“Slow mode”, Monkey D presenta il suo primo album

Pozzallo- Il primo incontro ravvicinato con la musica avviene nella prima adolescenza. Già a 12 anni familiarizza con la musica hip hop e appena diciassettenne inizia a cimentarsi con la scrittura di testi propri, acerbi, poco strutturati, alla ricerca di uno stile personale e caratterizzati da una tecnica tutta ancora da affinare. Parole e ritmi che lo aiutano, comunque, ad esprimere la sua carica emotiva.

 La sua è un’esistenza vissuta a fondo, nel bene ma anche nel male, e come quella di tanti rapper e trapper contemporanei, contrassegnata pure da momenti poco felici e da esperienze che lo hanno forgiato e invogliato a provare a diventare un uomo diverso, a non sforare più, per leggerezza, voglia di evasione, i confini della liceità, facendo della musica il suo asso nella manica per assicurarsi un futuro migliore, più limpido e roseo.

 Nel farlo investe passione, che detona nei suoi versi cantati, in cui velleità, stati d’animo diventano specchio dei tempi, in cui i valori hanno assunto contenuti, linguaggi e forme diversi, a tratti effimeri, liquidi.

 Lui è Monkey D, all’anagrafe Salvatore Di Luca Lutupitto, artista 31 enne di Pozzallo, in provincia di Ragusa, che sta provando ad emergere nel panorama musicale nazionale.

 Dopo il primo tentativo all’interno di un gruppo, poi scioltosi, è riuscito a far uscire lo scorso anno due singoli, “Tradizione” e “Qualcun altro”, e lo scorso 4 ottobre il suo primo album in vinile, dal titolo “Slow mode” è stato  prodotto da Way music di Walter Inserra.

 Qualcuno nella tua famiglia ti ha trasmesso l’amore per la musica? Anche di un genere diverso dal tuo?

In famiglia, che io ricordi, non c’è stato nessuno a trasmettermi la passione per la musica, ma mio fratello scriveva poesie. A quell’epoca ero piccino ma ero affascinato da quello che voleva trasmettermi con i suoi testi , pieni di giochi di parole e rime baciate.

C’é una canzone in particolare che ti rappresenta?

Hotel It or Love It – The Game feat. 50 Cent

Hai dedicato in particolare una canzone a qualcuno di importante?

Nel mio album ogni traccia è una dedica ad un percorso di vita che ho intrapreso. Due brani hanno all’interno di questa raccolta un valore affettivo immenso per me, vale a dire le uniche due featuring all’interno del progetto: “Volerò“, che vuole essere un ringraziamento alla mia famiglia, in esso racconto, in parte, le incomprensioni che possono sorgere nel contesto familiare, anche senza una reale volontà. Le stesse incomprensioni, gli stessi contrasti, che diventano stimolo ad uscire fuori, anche dalle confort zone,  per cavarsela da soli.  Tuttavia, per quanto, a volte, possano pesarci le nostre origini esse rappresentano comunque le nostre radici e da esse che si trae la forza di andare avanti e migliorarsi. In “Ecstasy“, invece, do spazio a una sorta di dedica d’amore alla mia ragazza, dopo un decennio di storia tra noi. Non sono proprio sicuro di essere bravo con queste vibes. In questa traccia espongo il mio sentimento verso la mia compagna, raccontando quasi per filo e per segno dove ci stiamo dirigendo, le cose che ci  accomunano e il finale felice che speriamo un giorno di avere. Dopo una vita di fatiche e sacrifici penso ci sia anche dovuto.

Da studente seguivi con attenzione l’ora di musica e che strumento suonavi alle medie?

La musica mi ha sempre affascinato, ricordo che suonavo il “Ragazzo della via Gluck” con la diamonica a fiato, è stato sempre mio fratello a insegnarmi a suonarla. Il pensiero di suonare il flauto non mi andava molto a genio, quindi cercavo di imparare più combinazioni di note possibili e cercare di fare i giusti accordi per simulare le tracce che magari mi piacevano, soprattutto quelle dei cartoni animati.

Musica è… ? La musica ti ha aiutato a superare anche momenti difficili?

Si l’ha fatto e ripeto è la mia terapia. Siamo tutti sensibili, chi più chi meno, solo che il più delle volte gli eventi, alcuni incontri, le evoluzioni, alcune circostanze, ci portano a reprimere le nostre emozioni, costringendoci a  chiuderci in noi stessi. I problemi, se non dosati nel giusto modo, possono anche schiacciarti e penso che la musica, ascoltarla o crearla, possa significativamente essere una valvola di sfogo per chi riesce a farne buon uso.  La musica ha avuto, ha e continuerà ad avere molta importanza per me, dal momento che la sento come un’occasione di crescita personale e collettiva, indispensabile. Penso che una quotidianità senza musica, per quanto mi riguarda, non sarebbe altro che spenta e priva di senso.

Quali emozioni vorresti veicolare/suscitare con i tuoi testi?

La più importante delle emozioni che vorrei trasmettere è la serenità, oltre a tante altre emozioni positive.

C’è qualche errore del tuo passato che vorresti cancellare, riparare?

Mmm.. cancellare no, anche perché magari non sarei chi sono adesso. Penso che sbagliare renda consapevoli  dei limiti che non dovrebbero essere mai superati, perché spesso rischiare in tal senso produce miseri risultati. So cosa significa vivere alla giornata, non sapere dove sbattere la testa per mancanza di soldi o di un lavoro retribuito. Tutti possiamo vivere un periodo no che ci porta a scegliere strade non giuste e subire anche un arresto in flagranza di reato, che ti apre gli occhi su cosa non vuoi diventare e per cosa vuoi essere realmente apprezzato e ricordato.  Ho vissuto anche questa parentesi nella mia vita.

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