Siracusa – Nel mese di maggio dello scorso anno alcuni centri antiviolenza del Siracusano ci avevano raccontato, assieme alla protagonista femminile della vicenda, la storia di un figlio conteso tra lei T e l’ex marito.
Un bimbo, il loro, costretto a fare i conti con gli effetti negativi della storia d’amore naufragata, nel peggiore dei modi, tra i due genitori, caratterizzata da incomprensioni, accuse reciproche diventate querele, davvero tante, in sede di separazione giudiziale.
Noi, come altre testate, avevamo raccontato della triste situazione, frutto amaro dei nostri tempi, in cui le famiglie si disgregano e spesso irreversibilmente, raccogliendo l’appello allora disperato che la madre aveva voluto lanciare pubblicamente, amplificandolo attraverso i media.
Lo avevamo fatto, tutelando soprattutto l’anonimato del minore, omettendo, nel rispetto delle leggi anche sulla privacy, di citare i nominativi delle due parti in causa, sempre per non risalire all’identità del piccolo.
Oggi, a distanza di ben un anno e mezzo dalla pubblicazione dell’articolo (sotto riportato), si è fatto vivo il padre accusato dall’ex coniuge di “sottrazione di minore”, per aver portato via da scuola, all’improvviso, sempre a dire della ex consorte, il figlio in Toscana, rendendole difficile poi vedere il bambino.
Questo padre, fino ad oggi rimasto in silenzio, ha deciso di rivelarsi, forte anche dell’ordine di archiviazione per tale accusa emesso a suo favore, chiedendo, come nel suo diritto di replica, di raccontare la sua versione dei fatti.
Versione che ribalterebbe, fascicolo giudiziario alla mano dallo stesso inviato, parti del racconto fatto dalla donna, che difendeva le sue ragioni di madre, con altrettanta documentazione pregressa.
F, continuiamo a mantenere il riserbo a tutela del bambino, avrebbe portato via da Siracusa il figlio per effetto di un provvedimento del Tribunale di una città della Toscana, che disponeva l’affido del minore ai Servizi Sociali di un Comune, sempre toscano, con collocazione nella casa paterna, affidando ai servizi sociali, investiti di tale incarico, di trovare la soluzione per consentire gli incontri tra madre e figlioletto.
Quindi, nessun “rapimento”, nessun “sequestro”, nessun sopruso, stando sempre al padre e ad alcuni dei documenti dallo stesso allegati a supporto della propria tesi, sarebbe stato perpetrato, bensì sarebbe stato attuato, soltanto, un dispositivo del tribunale che stava trattando la causa per l’affido.
Sempre F racconta, e ci tiene a precisare, che degli incontri in ambiente neutro, protetto, tra madre e figlio non ce ne sarebbero poi stati, e non comunque con quella cadenza quindicinale come sarebbe stato stabilito.
Adesso il piccolo vivrebbe in casa, addirittura in una nuova adeguata alle sue esigenze, con il padre e la sua compagna, con la supervisione dei Servizi sociali.
L’augurio che esprimiamo a esclusiva tutela del bambino, che come altri suoi coetanei si trova al centro e subisce problemi, dal quale andrebbe tenuto fuori da entrambi i genitori, è quello che proprio questi ultimi abbassino reciprocamente l’ascia di guerra, per far tornare un dialogo sereno, per il bene del loro figlioletto, che vuole soltanto sentirsi amato, e al quale poco importa di chi è la colpa e di cosa.
Mascia Quadarella