Siracusa – Siracusa – L’arte e il teatro custodi della storia scritta dall’uomo lungo il suo cammino attraverso i secoli. Non è sempre bellezza quella che si può descrivere, a volte è stato orrore, tragedia, scempio, follia collettiva che solo la testimonianza dei sopravvissuti ha potuto raccontare. Col passare del tempo, però, le voci dei superstiti finiranno e toccherà alla storia il difficile compito di perpetuare la memoria ed evitare il ripetersi di simili orrori condotti in nome di una supremazia di razza o religione. “Io sono il mio numero”, drammaturgia e regia di Tatiana Alescio, è la rappresentazione che andrà in scena giovedì 26 gennaio al Teatro Comunale di Siracusa.
Uno spettacolo di grande qualità, commovente, che scuote il cuore e la mente dello spettatore riportandolo in uno dei momenti più bui della vita dell’umanità. Una giuria specializzata lo ha selezionato tra i cinque finalisti del premio di teatro e cinema “Shoah 2014″, indetto dell’università Tor Vergata di Roma.
L’olocausto vissuto dalla prospettiva femminile, narra nello specifico di sette donne di età compresa tra gli 8 ed i 45 anni, di età, nazionalità (una di loro è francese), estrazione sociale e culturale diversa, prelevate dal ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 e deportate nei campi di concentramento.
All’aprirsi della scena, le protagoniste interpretano l’inconsapevole serenità degli ultimi scorci di vita libera, seppur sacrificata nel ghetto, non potendo in alcun modo presagire l’orrore di cui a breve saranno vittime. Parlano in particolar modo della richiesta/tranello di 50 kilogrammi di oro da parte dei nazisti in cambio dell’incolumità di 200 ebrei: “Tanto poco vale la vita di noi ebrei?”, esclamerà Diletta, l’unica donna che riuscirà a far rientro dai campi di concentramento. Le rimanenti troveranno la morte in maniera diversa l’una dall’altra: chi lottando comunque fino alla fine, chi vittima di un inganno, chi colpita da malattia, chi di stenti … chi semplicemente scegliendo di farla finita. La fame, ancor peggio la sete, i lavori forzati durissimi, le pessime condizioni igieniche, il freddo … verranno affrontati con sopportazione, coraggio ed encomiabile dignità. Per sopravvivere il trucco è alienarsi, viaggiare con la mente in quei pochi momenti della giornata che restano liberi, per non impazzire nel ricordo, nella nostalgia, nel chiedersi incessantemente: “dove saranno finiti i miei cari? li rivedrò?”
Donne costrette a mostrarsi nude davanti a uomini sconosciuti che le scherniscono, mortificate nella loro dignità, rapate, rasate nelle parti intime, marchiate a fuoco, indelebilmente, private del nome e del carattere, spersonalizzate, per essere miseramente ridotte ad un numero, “quel” numero col quale si confonderanno e nel quale si perderanno, non solo in quei campi di morte, ma anche, e forse spiace dirlo “soprattutto” al loro rientro, quando si scontreranno con l’incolmabile assenza di quei cari, la perdita delle loro radici, l’indifferenza di chi è rimasto e non potendo/volendo capire, si limiterà semplicemente ad additare quell’essere oramai irrimediabilmente abbrutito… quel numero.Del cast fanno parte Rossana Bonafede, Laura Giordani, Valentina Ferrante, Giuliana Accolla, Aurora e Beatrice Trovatello, mentre l’organizzazione e le pubbliche relazioni sono curate da Valeria Annino.
di Sergio Molino